Secondo uno studio della Scuola
Palermo Yoga negli ultimi anni si è rilevato un incremento della domanda di
yoga, intesa come corsi regolari di pratica settimanale, residenziali intensivi
per sperimentare la pratica all’interno di luoghi bucolici e domanda intesa
anche come interesse culturale per l’approfondimento di testi metafisici sullo
yoga.
Tale fenomeno è un riflesso della
crescita dei desideri che lo yoga in qualche modo va a soddisfare. In oltre dieci anni di attività di
insegnamento Palermo Yoga ha effettuato una stratificazione dei desideri e
delle aspettative rispetto allo yoga. Ed ecco un elenco dei principali: la
conquista di uno spazio personale in cui ritrovare il proprio equilibrio
psicofisico, diminuire lo stress, risolvere problemi di postura, migliorare il
proprio aspetto fisico, ridurre sintomatologie come mal di testa, mal di
schiena, insonnia, dolore cronico e tendenza ad ammalarsi spesso. Tali desideri
potrebbero sintetizzarsi in uno e cioè il bisogno di benessere, la gente vuole
star bene.
Nella nostra era virtuale l’uomo è
sempre più rivolto verso l’esterno, ha perso il contatto con le componenti più profonde
di sé, tende ad allontanarsi dalla propria naturalità essenziale e ciò
determina squilibrio, malessere e insoddisfazione. Nell’attuale contesto
sociale lo yoga rappresenta un rimedio possibile. E’ una disciplina
antichissima che ha origine in India 5000 anni fa, tramandata oralmente da
maestro a discepolo. Pur essendo una disciplina nata in India, si inserisce
spontaneamente in qualsiasi contesto, prescindendo dalle distinzioni culturali
e sociali. E’ una disciplina universale che agisce sulla naturalità
dell’individuo. L’individuo è considerato un’unità integra costituita da corpo,
mente, energia e spirito. Attraverso le tecniche corporee, fisiche e
respiratorie lo yoga tende ad unire queste essenze e a ripristinare la
naturalità originaria dell’uomo.
Ma in che modo è possibile
concretamente conseguire ciò e che tempi sono necessari? Lo chiediamo alla
dottoressa Maria Cicero, insegnante e presidente di Palermo Yoga.
“E’ molto importante la costanza
nella pratica, all’inizio è auspicabile seguire un corso per due volte a
settimana, dopo, in maniera graduale, può diventare una pratica giornaliera.
Sin dalle prime lezioni si colgono effetti di immediato benessere, ma soltanto una
pratica continuativa e dedicata produce cambiamenti profondi e duraturi. Lo
yoga non cambia oggettivamente nulla della vita materiale ma modifica
l’atteggiamento mentale”.
Può descrivere come si svolge la
lezione?
“La seduta dura un’ora e mezza e si
svolge in un ambiente soffuso. Si incomincia con alcuni momenti di presa di
coscienza dell’ambiente circostante, dello stato emotivo iniziale, della
condizione del corpo, si sentono le parti in tensione e le zone morbide e
rilassate. Si passa a sentire il respiro spontaneo, i pensieri e tutti i
contenuti mentali che affiorano. La dimensione fisica consiste in una sequenza
di posizioni cosiddette asana, che si svolgono dinamicamente e staticamente.
Nel dinamismo il movimento si ferma prima di creare un corpo fisico, ci si
muove come dei fantasmi, con la modalità di un corpo sentito vacuo. Nessun
automatismo si instaura nel movimento, ogni posizione è sempre nuova, si
dimentica lo schema corporeo e si rimane nell’esplorazione sensoriale del qui
ed ora. Tutto si svolge ad occhi chiusi, non importa quanto ciascuno sia bravo,
o ciò che esegue il vicino, ogni posizione che il praticante assume sarà
diversa da quella dell’altro, ma se è eseguita con la presenza mentale e in
sintonia con il respiro, sarà una posizione perfetta. La misura della
perfezione quindi non è esteriore ma interiore. Nella staticità della
posizione, invece, si possono esplorare ambiti dell’essere più sottili, come il
dispiegarsi del respiro nelle varie parti del corpo e la sensazione
dell’energia che scorre all’interno”.
Qual è l’elemento portante di tutta
la pratica?
“È la consapevolezza, il rendersi
conto attimo dopo attimo di ciò che accade, il posizionarsi nel momento
presente, lasciando da parte ciò che è programmazione ed elaborazione. Lo yoga
non è ginnastica pur presentandosi con una esteriorità fisica prevede un
approccio globale che la distingue dalla ginnastica e che la eleva a
disciplina. Esiste una dimensione fisica, una dimensione del respiro, una
dimensione mentale, una dimensione emozionale e a livelli avanzati una
dimensione energetica. Solitamente i partecipanti, dopo la lezione, escono
soddisfatti dalla sala di yoga. I tratti dei volti sono distesi, hanno
assaporato una diversa modalità esistenziale, che dona una carica in più, nel riprendere
il contatto con il quotidiano secondo una prospettiva mutata”.
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