Vorrei
ringraziare innanzitutto il Prof. Basilio Bacile Basilio, per avermi invitata alla presentazione della
sua grandiosa opera di traduzione della Divina Commedia in siciliano e per
avermi proposto un’insolita riflessione sul parallelismo tra la Divina Commedia
e il percorso dello Yoga.
Sono
rimasta entusiasta di questo invito perché ha rappresentato uno stimolo a riprendere alcune
intuizioni maturate nel passato e
rimaste però per mancanza di tempo inesplorate e destinate ad un
approfondimento futuro.
E’
stata dunque questa un’occasione per un recupero di studi su Dante esoterico e le influenze delle tradizioni orientali ma
la cosa più interessante è stata che in questo periodo, giorno dopo giorno oltre
alle conoscenze intellettuali, sono emerse in modo spontaneo, soprattutto
durante le mie pratiche personali di yoga all’alba, moltissime intuizioni ed
evidenze di questo parallelismo tra il viaggio di Dante e il percorso dello
Yoga provenienti dalla mia esperienza di insegnante e di praticante dello Yoga.
E’
molto bella l’introduzione di Basilio,
questa traduzione per lui è stata un cammino di autoconoscenza e non un’opera
letteraria, testimoniando quindi che lo studio della Divina Commedia stimola
momenti di introspezione. E proprio per questo si rivela come opera magica
che invito tutti a rileggere fuori dai canoni costrittivi scolastici, per chi
l’ha studiata al liceo e con un approccio di libero sentire.
Nel
IX canto dell’Inferno Dante indica in modo assai esplicito che nella sua opera
vi è un significato nascosto che va cercato da chi è capace di penetrarlo
O
voi ch’avete li ‘ntelletti sani,
mirate
la dottrina che s’asconde
sotto
‘l velame de li versi strani
O voi che avete gli intelletti integri, osservate bene
l'insegnamento che si cela sotto il velo dei miei versi misteriosi.
La Divina Commedia è un’opera poliedrica che
offre diversi livelli di comprensione, a seconda dello stato evolutivo del
lettore. Oltre a un significato filosofico- teologico e politico sociale
contiene un’essenza metafisica e un significato esoterico, rappresenta uno
schema di livelli di iniziazione e una mappa della coscienza.
Vi
chiederete ma cosa c’entri mai Dante e la Divina commedia con lo Yoga? Che cosa
è lo Yoga? Dante che nasce a Firenze nel 1265 e lo Yoga arte millenaria che
nasce in India più di 5000 anni fa.
Molti
di voi probabilmente non conoscono lo Yoga o ne hanno un’informazione distorta
derivante dal marketing consumistico dello yoga moderno delle palestre.
I
primi fondamenti dello yoga risalgono a
5000 anni fa nella civiltà della valle dell’Indo (India Settentrionale) La
parola Yoga si trova per la prima volta nei Veda, raccolta di testi spirituali
risalenti al periodo dal 1.500 al 900 a.c.
Il
temine Yoga deriva dal sanscrito Yuj
unione e vuol dire unire in una visione
integrale tutti gli aspetti del nostro essere
da quelli più oscuri a quelli più elevati.
La
nostra percezione è normalmente limitata agli aspetti più grossolani dell’esistenza,
lo Yoga mette in atto una serie di accorgimenti che espandono la coscienza.
Vorrei
quindi chiarire il senso dello Yoga per distinguerlo da quello che oggi in modo
consumistico prevale.
Lo
Yoga va inteso come arte celebrativa
secondo il suo significato più puro di cui io mi sento portatrice, non yoga
come ginnastica non yoga finalizzato allo star bene e a risolvere i vari
problemi esistenziali, non yoga terapeutico come proposto dallo stile americano.
Lo
Yoga punta alla spiritualità naturale, non è una religione, nasce in India nel
contesto culturale induista, utilizza il simbolismo della religione induista,
ma non ha niente a che fare con la religione, fa riferimento alla dimensione
spirituale naturale dell’individuo, è un’arte celebrativa e come tale può
servire a chi ha intuito l’essenza, quel nucleo immateriale e immutabile che
chiamiamo Coscienza, Assoluto o Sorgente.
Lo
Yoga tradizionale è l’arte di esplorare le rappresentazioni della mente
attraverso il corpo, il corpo corrisponde alla topografia del mondo celeste da
raggiungere con la pratica.
Mi
trovo qui in veste di insegnante di Yoga
e la mia riflessione spirituale non è di tipo religioso ma riguarda una
spiritualità naturale.
Dante indica un percorso verso il Paradiso attraverso l’Inferno e
il Purgatorio.
lo Yoga propone un percorso
attraverso diversi stati, dalla coscienza ordinaria si passa a livelli di coscienza più elevati mediante un
processo di purificazione.
Si parte da elementi densi
e oscuri della nostra esistenza, in cui è presente un dualismo estremo, simboleggiato dall’Inferno, si passa a un
momento di consapevolezza in cui la densità diminuisce e inizia un percorso di
purificazione e rarefazione degli elementi densi, Il Purgatorio, e
successivamente avviene un’ espansione della coscienza che conduce verso la sorgente,
verso gli stati superiori, stato meditativo, il Paradiso.
Dante era un illuminato e
conoscitore delle dinamiche della mente e della coscienza. Gli stadi che
descrive sono assimilabili all’attitudine di fondo di una pratica di yoga
secondo la tradizione.
Nello svolgersi della pratica abbiamo le dimensioni della Divina
Commedia, l’Inferno è rappresentato dalle le sensazioni personali di dolore, piacere,
fastidio, tensioni, poi l’apparato mentale si affina (Purgatorio) le sensazioni
sono spogliate di significato personale e sentite nude e crude senza filtro
psicologico, con il corpo vuoto e
deposto si può sentire l’energia, la vibrazione, se si lascia dispiegare questa
vibrazione, si desoggettivizza e diventa la porta del silenzio, nulla rimane
solo ascolto, stato meditativo / Paradiso.
Quando le anime passano dal Purgatorio al Paradiso si
avverte una vibrazione.
Dante utilizza il linguaggio possibile per il
suo tempo, i primi anni del 1300,
utilizza un linguaggio religioso ma esprime concetti relativi ad una spiritualità
naturale . Sarebbe stato difficile per Dante parlare di spiritualità naturale,
nella sua epoca avrebbe rischiato di essere messo al rogo come eretico, dunque
ha utilizzato un linguaggio simbolico. Inoltre Dante
utilizza il simbolismo per esprimere l’inesprimibile, ciò che non può essere
conosciuto attraverso la ragione perché non può essere concettualizzato ed
espresso attraverso il linguaggio.
La mente è un bellissimo
strumento ma è solo uno strumento e in quanto tale, deve poter essere deposto
quando non è più necessario o comunque collocato nel suo giusto posto e
armonizzato con la totalità di ciò che siamo.
Virgilio simbolo della ragione accompagna
Dante fino alle soglie del Paradiso dove cederà il posto a Beatrice simbolo della grazia divina, alcuni maestri illuminati come per
esempio Krishnamurtii descrivono lo stato meditativo come un dono o stato di
grazia che non può essere raggiunto mediante un atto di volontà, nel senso che
si possono mettere in atto una serie di accorgimenti ma poi bisogna abbandonare
tutto e affidarsi alla grazia.
La
Divina Commedia diventa strumento di esplorazione delle rappresentazioni della
mente.
E’
ipotizzabile che Dante sia entrato a contatto con la metafisica islamica,
infatti la Divina Commedia risulta in modo impressionante somigliante alle
opere di Ibn Arabi, un mistico persiano nato esattamente 100 anni prima di Dante, nel 1165 in Murcia in
Spagna e morto a Damasco nel 1240, il suo personaggio Mohammed nel Libro del
Viaggio Notturno intraprende un viaggio molto simile a quello di Dante. Ci
chiediamo come abbia potuto conoscere le sue opere (Il Libro del Viaggio Notturno e Le
rivelazioni della Mecca) visto che è impossibile che Dante abbia potuto
incontrare direttamente Ibn Arabi.
E’ probabile che ciò sia avvenuto attraverso
gli ordini cavallereschi di cui Dante faceva parte e all’interno dei quali ricopriva
ruoli molto importanti.
Ipotizzo
che Dante abbia potuto subire l’influenza indiana attraverso l’intermediazione
araba, troviamo infatti una moltitudine di
descrizioni simboliche dei diversi stati di coscienza e lo stesso schema dei
cicli cosmici e cosmogonia che richiamano quelli del mondo indù. Ibn Arabi è stato
a sua volta influenzato dal monismo assoluto dello Sivaismo del Kashmir della
tradizione di Abhinavagupta (vissuto
intorno al 1.000 d.c.), secondo cui il
mondo è considerato come riflesso della coscienza. E questo schema lo
ritroviamo nella Divina Commedia.
Dante era un Illuminato, un Maestro, un conoscitore delle
dinamiche della mente e dei diversi stati di coscienza, in lui non è presente solo una conoscenza di
tipo intellettuale delle tradizioni orientali dell’islam e dell’induismo che ha
potuto acquisire attraverso gli ordini cavallereschi ma è presente in lui una conoscenza diretta
del reale, dell’Assoluto, che chiama Paradiso.
Non è solo contenuto intellettuale è descrizione di stati di coscienza
in maniera così accurata che può essere
eseguita solo da chi effettivamente li ha vissuti in prima persona.
La
Divina Commedia è piena di simbolismi e parallelismi rispetto allo Yoga. Mi
soffermo sui temi della purificazione e della verticalità.
Purificazione
La
purificazione è uno dei temi del Purgatorio.
Il purgatorio è il luogo in cui le
anime si purificano, ……“dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.”
(Purg. I, 1-6)
Dante e Virgilio risalgono dal
Centro della Terra verso la superficie e si ritrovano così agli antipodi di
Gerusalemme dove, su un'isola in mezzo all'Oceano Pacifico, si eleva la
montagna del Purgatorio.
Dante colloca il Purgatorio nel Polo Sud e lo raffigura come una montagna da salire, il “sacro
monte” (Purg. XIX 38), indicando un cammino di redenzione dal basso verso l’alto che
ci allontana dalla terra per essere degni del cielo.
Sulla
cima della montagna Dante colloca il Paradiso
La montagna affonda le sue radici nella terra, dov’è
l’inferno, ma le sue vette sfiorano il cielo. La montagna è troncata alla sua
cima, perché lì si trova il paradiso
terrestre. Secondo il poeta, questa montagna si è
originata dalla caduta di Lucifero. Mano a mano che procedeva nella caduta
sulla terra, questa si spostava, ritraendosi sempre più, innalzandosi nella
zona opposta in forma di montagna.
Perché la montagna? La
montagna è un simbolo ascensionale: è legata alla salita e alla fatica, al
dolore e alla sopportazione e innesca il processo spirituale che innalza l’uomo
al di sopra degli altri uomini.
Le anime
del Purgatorio devono salire la montagna per compiere la loro
purificazione.
Abbiamo degli elementi nel Purgatorio che suggeriscono
un percorso di rarefazione. Il
Purgatorio è costituito da sette cornici o balze, una per ogni vizio
capitale ( nell'ordine: superbia, invidia, ira,
accidia, avarizia, gola e lussuria)
All’ingresso del Purgatorio l'angelo guardiano
incide sette P sulla fronte di Dante con la punta della spada. Ad ogni passaggio attraverso le singole cornici un angelo, che rappresenta la virtù opposta al peccato
punito ne cancella il segno toglie una delle P che erano
state poste sulla fronte di Dante e annuncia una Beatitudine. Quindi è presente
un processo di purificazione attraverso la scomparsa graduale delle P.
Il tema dominante del I Canto del Purgatorio è
l’inizio della purificazione di Dante. Il poeta invoca le muse e in
particolare Calliope, la più brava delle Muse, che simboleggia l’ispirazione
divina perché accompagnino il suo canto per innalzarlo.
Dante invocherà di nuovo le muse nel XXIX canto del
Purg. in particolare Urania musa dell’astronomia e della scienza celeste che
dovranno assistere Dante per mettere in versi cose difficili da pensare ,
simboleggia un innalzamento della materia. Altro livello di rarefazione il PATER NOSTER DEL XI canto del Purgatorio
recitato dai superbi. Ogni parola della preghiera è un invito
perentorio all'umiltà, sacrificare a Dio i propri desideri come fanno gli
angeli. Ritorna il tema della meditazione come dono come grazia divina.
E’ tipico dello Yoga tradizionale questo processo di
rarefazione, da stati di coscienza più densi che corrispondono all’inferno si
procede via via verso situazioni più sottili.
Verticalità
La verticalità nello Yoga è un dinamismo fondamentale
presente in tutte le posizioni ed evoca l’unione tra terra e cielo,
l’integrazione di tutti gli stadi dell’uomo, dal fisico a quello spirituale.
Nella Divina Commedia, oltre alla montagna, è presente un altro elemento che
evoca la verticalità ed è rappresentato dalle Stelle, le stelle sono visibili
dai tre regni, le tre cantiche infatti si concludono con la medesima parola
“stelle”
1-Inferno - e quindi uscimmo a riveder le stelle, Riveder le stelle caratterizza il ritorno
allo stato propriamente umano dal quale è possibile percepire una sorta di
riflesso degli stati superiori
2- Purgatorio - puro e disposto a salire a le stelle, Salire alle stelle dopo aver effettuato il
processo di purificazione
3-Paradiso - l’amor che move il sole e le stelle designa come termine ultimo del viaggio celeste il
centro divino, il motore immobile secondo l’espressione di Aristotele.
Dunque abbiamo le stelle come filo conduttore ed
elemento unificante dei tre mondi, una visione integrata in cui anche gli
elementi più oscuri sono il riflesso della coscienza , del divino.
Questo è monismo
assoluto, tutto è il riflesso della coscienza ed è una visione tantrica
dell’esistenza
Nella Commedia ci sono tutti i sentimenti, emozioni e pulsioni
tipiche dell’umanità.
La simmetria nei tre mondi di Dante
rispecchia la struttura cosmologica indù. La simmetria suggerisce
un’esplorazione in entrambe le direzioni, coscienza che si espande e che si
dissolve.
Richiama la manifestazione dell’asana. L’asana si crea, si espande
e si dissolve nel suo ritorno. Così come la dinamica del soffio.
Ci
sono due fasi, l’una discendente che va nel senso della differenziazione sempre
più accentuata e l’altra ascendente di ritorno verso lo stato principale,
queste due fasi possono essere paragonate a quelle della respirazione, il
centro della terra rappresenta il punto estremo della manifestazione nello
stato di esistenza considerato, è un vero e proprio punto di arresto, punto di
massima densità che corrisponde al corpo di Lucifero, a partire dal quale si
produce un cambiamento di direzione.