E' una delle emozioni profonde e bisogna mantenerla senza oggetto. La tristezza o malinconia è uno dei sentimenti essenziali. Una sorta di presentimento della tranquillità. Profondamente, è sentire che ciò che si cerca non è raggiungibile nelle situazioni oggettive. Sento che, qualunque cosa io faccia, la motivazione che mi dirige, che è unica e che è quella di essere tranquillo, non troverà il suo compimento.
Quando arriva una forma di maturità, questa tristezza è costantemente presente, perché, qualunque cosa faccia, so che non troverò quel che pretendo di trovare. La tristezza in questo senso è una forma di maturità......
Quando vedo chiaramente che nessuna situazione fenomenale potrà mai soddisfarmi, quando vivo con questa constatazione, questa tristezza diventa un languore, un presentimento. Non è più la tristezza di qualcosa che manca ma è come un profumo al quale il naso poco alla volta si abitua. All'inizio il profumo è nello spazio, non si sente da dove viene, poi poco a poco si scopre la sua origine.
Quando si ha la maturità di conservare la tristezza, si produce una certa risalita alla sorgente. Ma le persone che costantemente negano la tristezza, che si innamorano, che si estasiano di questo o di quello non possono mai risalire alla sorgente. Hanno questo languore sul momento, poi negano la sua autenticità pensando di nuovo che una relazione, una situazione o qualcosa le appagherà...Arriva un momento in cui non si nega più questa tristezza.
Non c'è nulla che possa farci andare avanti. Qualsiai cosa accada, è la stessa cosa. Non c'è più dinamismo intenzionale.
C'è un dinamismo organico, perché è la natura della vita, è l'azione, ma non c'è nulla che ci faccia muovere verso qualcosa. In quel momento, questa tristezza diventa una vera tristezza. E si rivela essere un cammino, come un fumo che si segue, che ci porta verso ciò che è presentito... Diventa una nostalgia. La nostalgia viene direttamente da ciò di cui si è nostalgici. Ma il minimo tradimento di questa nostalgia pensare che questo o quello mi soddisferà, mi riporta alla confusione.
Secondo l'approccio indiano, la tristezza è il sentimento ultimo......
L'emozione di base è la tristezza....
Questa tristezza brucia tutte le situazioni oggettive. Più nessuna aspettativa è possibile...In quel momento, questa tristezza si trasforma in maniera alchemica in presentimento non oggettivo. Non c'è direzione per questo presentimento. E' un presentimento che diventa un modo di vivere, che non lascia alcun posto per il dinamismo di andare da qualche parte, di raggiungere, di esplorare. questa è la vera tristezza.
Ma finché si è tristi per qualcosa, triste perché qualcosa non c'è o perché qualcosa ci è accaduto, si nega questa vera tristezza. Allora si resta incollati alla tristezza, che diventa un veleno per il corpo, per la mente, per il pensiero.
E' nella convinzione che non c'è niente per me nelle situazioni oggettive che questa tristezza si tramuta in presentimento......
La tristezza è la maturazione che sta ritornando verso me stesso. E' un non-viaggio. Finché spero, finché aspetto, finché vado da qualche parte, mi perdo un pò di più. Comprendere il meccanismo.
Essere aperti alla tristezza è la fedeltà alla realtà dell'istante. Sbarazzata da tutte le pastoie intenzionali, questa tristezza fonde nel nostro ascolto. Fedeltà senza oggetto all'essenziale.
domenica 30 gennaio 2011
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