Per la tradizione del Kashmir lo Yoga non è un’attività ma una celebrazione
dello stato naturale dell’uomo.
Lo stato naturale dell’uomo è uno stato in cui ci si sente appagati, la
percezione di questo stato, per tutta una serie di motivi legati alle
esperienze personali, alle sovrastrutture psicologiche, sociali e culturali,
accumulate nella nostra esperienza terrena, è falsata.
Attraverso l’approccio celebrativo dello Yoga del Kashmir si vuole proporre
un tentativo di avvicinamento e di ritorno a questo stato naturale di cui
abbiamo perso la consapevolezza. L’approccio del Kashmir è semplice dal punto
di vista concettuale ma è complesso nell’approccio completo perché siamo molto
strutturati, la pratica deve essere libera dai condizionamenti impressi nel
corpo, e deve essere incentrata nel rendersi conto di quanto il nostro corpo sia
rigido, contratto e condizionato. Eredità di tutto il nostro passato, questa
memoria si incontra sotto forma di tensioni, reazioni, aggressività. Il riuscire a guardare quelli che sono i
limiti fisici ce li fa trascendere. Esplorare il corpo senza tralasciare
nessuno spazio. Senza interferenza del gradevole o dello sgradevole, dell’amare
o del non amare, la non partecipazione psicologica alla postura è lo spazio
indispensabile per scoprire le raffinatezze di quest’arte. Nella pratica si
vuole esprimere il corpo vacuo che supera lo spazio fisico, e ciò che si vuol
fare emergere è il corpo di energia, il
movimento si ferma prima di creare un corpo fisico, ci si muove come dei
fantasmi, quindi è necessario smorzare
la fisicità e l’impegno muscolare nelle posizioni.
L’elemento portante della
pratica è l’ascolto, il rendersi conto attimo dopo attimo di ciò che accade, il
posizionarsi nel momento e accettare gli accadimenti sotto forma di sensazioni
che si presentano. Non siamo abituati al nulla, tutte le nostre azioni sono
sempre orientate a un obiettivo, diversamente non agiamo.
In questa esperienza, invece,
non abbiamo nessuno scopo di apprendimento ma semplicemente una propensione a
un ascolto senza personalizzazione
Lo yoga non è ginnastica
pur presentandosi con una esteriorità fisica prevede un approccio globale che
la distingue dalla ginnastica e che la eleva ad un’arte.
Nella pratica di Yoga celebreremo questi aspetti dell’uomo, prenderemo
delle pose le esploreremo nella loro fisicità, le spoglieremo di contenuto
personale e psicologico, le dissolveremo in un percorso di ritorno che ci
conduce ad uno stato di silenzio.
L’accento sulla dissoluzione della postura, sulla fase di ritorno, la
vibrazione del corpo avvertita come sensazione e il suo riassorbimento nel
silenzio sono l’essenza della tecnica tradizionale del Kashmir.
Lo Yoga aiuta a
sensibilizzarsi alle dinamiche cosmiche espandendo il punto di vista ristretto
della visione personale ed egoica. Dunque possono conseguire naturalmente molte
trasformazioni.