venerdì 12 gennaio 2024

IL VIAGGIO DI DANTE E IL PERCORSO DELLO YOGA: SIMBOLISMO E SIMILITUDINI

Vorrei ringraziare innanzitutto il Prof. Basilio Bacile Basilio, per avermi invitata alla presentazione della sua grandiosa opera di traduzione della Divina Commedia in siciliano e per avermi proposto un’insolita riflessione sul parallelismo tra la Divina Commedia e il percorso dello Yoga.

Sono rimasta entusiasta di questo invito perché ha  rappresentato uno stimolo a riprendere alcune intuizioni  maturate nel passato e rimaste però per mancanza di tempo inesplorate e destinate ad un approfondimento futuro.

E’ stata dunque questa un’occasione per un  recupero di studi su Dante esoterico e le influenze delle tradizioni orientali ma la cosa più interessante è stata che in questo periodo, giorno dopo giorno oltre alle conoscenze intellettuali, sono emerse in modo spontaneo, soprattutto durante le mie pratiche personali di yoga all’alba, moltissime intuizioni ed evidenze di questo parallelismo tra il viaggio di Dante e il percorso dello Yoga provenienti dalla mia esperienza di insegnante e di praticante dello Yoga.

E’ molto bella l’introduzione di Basilio, questa traduzione per lui è stata un cammino di autoconoscenza e non un’opera letteraria, testimoniando quindi che lo studio della Divina Commedia stimola momenti di introspezione. E proprio per questo si rivela come opera magica che invito tutti a rileggere fuori dai canoni costrittivi scolastici, per chi l’ha studiata al liceo e con un approccio di libero sentire.

Nel IX canto dell’Inferno Dante indica in modo assai esplicito che nella sua opera vi è un significato nascosto che va cercato da chi è capace di penetrarlo

O voi ch’avete li ‘ntelletti sani,

mirate la dottrina che s’asconde

sotto ‘l velame de li versi strani

O voi che avete gli intelletti integri, osservate bene l'insegnamento che si cela sotto il velo dei miei versi misteriosi.

 La Divina Commedia è un’opera poliedrica che offre diversi livelli di comprensione, a seconda dello stato evolutivo del lettore. Oltre a un significato filosofico- teologico e politico sociale contiene un’essenza metafisica e un significato esoterico, rappresenta uno schema di livelli di iniziazione e una mappa della coscienza.

 

Vi chiederete ma cosa c’entri mai Dante e la Divina commedia con lo Yoga? Che cosa è lo Yoga? Dante che nasce a Firenze nel 1265 e lo Yoga arte millenaria che nasce in India più di 5000 anni fa.

Molti di voi probabilmente non conoscono lo Yoga o ne hanno un’informazione distorta derivante dal marketing consumistico dello yoga moderno delle palestre.

I primi fondamenti dello yoga  risalgono a 5000 anni fa nella civiltà della valle dell’Indo (India Settentrionale) La parola Yoga si trova per la prima volta nei Veda, raccolta di testi spirituali risalenti al periodo dal 1.500 al 900 a.c.

Il temine Yoga deriva dal sanscrito  Yuj unione e vuol dire  unire in una visione integrale tutti gli aspetti del nostro essere  da quelli più oscuri a quelli più elevati.

La nostra percezione è normalmente limitata agli aspetti più grossolani dell’esistenza, lo Yoga mette in atto una serie di accorgimenti che espandono la coscienza.

Vorrei quindi chiarire il senso dello Yoga per distinguerlo da quello che oggi in modo consumistico prevale.

Lo  Yoga va inteso come arte celebrativa secondo il suo significato più puro di cui io mi sento portatrice, non yoga come ginnastica non yoga finalizzato allo star bene e a risolvere i vari problemi esistenziali, non yoga terapeutico come proposto dallo stile americano.

 

Lo Yoga punta alla spiritualità naturale, non è una religione, nasce in India nel contesto culturale induista, utilizza il simbolismo della religione induista, ma non ha niente a che fare con la religione, fa riferimento alla dimensione spirituale naturale dell’individuo, è un’arte celebrativa e come tale può servire a chi ha intuito l’essenza, quel nucleo immateriale e immutabile che chiamiamo Coscienza, Assoluto o Sorgente.

Lo Yoga tradizionale è l’arte di esplorare le rappresentazioni della mente attraverso il corpo, il corpo corrisponde alla topografia del mondo celeste da raggiungere con la pratica.

Mi trovo qui  in veste di insegnante di Yoga e la mia riflessione spirituale non è di tipo religioso ma riguarda una spiritualità naturale.

Dante indica un percorso verso il Paradiso attraverso l’Inferno e il Purgatorio.

 lo Yoga propone un percorso attraverso diversi stati, dalla coscienza ordinaria si passa a  livelli di coscienza più elevati mediante un processo di purificazione.

 Si parte da elementi densi e oscuri della nostra esistenza, in cui è presente un dualismo estremo,  simboleggiato dall’Inferno, si passa a un momento di consapevolezza in cui la densità diminuisce e inizia un percorso di purificazione e rarefazione degli elementi densi, Il Purgatorio, e successivamente avviene un’ espansione della coscienza che conduce verso la sorgente, verso gli stati superiori, stato meditativo, il Paradiso.

 Dante era un illuminato e conoscitore delle dinamiche della mente e della coscienza. Gli stadi che descrive sono assimilabili all’attitudine di fondo di una pratica di yoga secondo la tradizione.

Nello svolgersi della pratica abbiamo le dimensioni della Divina Commedia, l’Inferno è rappresentato dalle le sensazioni personali di dolore, piacere, fastidio, tensioni, poi l’apparato mentale si affina (Purgatorio) le sensazioni sono spogliate di significato personale e sentite nude e crude senza filtro psicologico, con  il corpo vuoto e deposto si può sentire l’energia, la vibrazione, se si lascia dispiegare questa vibrazione, si desoggettivizza e diventa la porta del silenzio, nulla rimane solo ascolto, stato meditativo / Paradiso.

Quando le anime passano dal Purgatorio al Paradiso si avverte una vibrazione.

Dante utilizza il linguaggio possibile per il suo tempo,  i primi anni del 1300, utilizza un linguaggio religioso ma esprime concetti relativi ad una spiritualità naturale . Sarebbe stato difficile per Dante parlare di spiritualità naturale, nella sua epoca avrebbe rischiato di essere messo al rogo come eretico, dunque ha utilizzato un linguaggio simbolico. Inoltre Dante utilizza il simbolismo per esprimere l’inesprimibile, ciò che non può essere conosciuto attraverso la ragione perché non può essere concettualizzato ed espresso attraverso il linguaggio.

 La mente è un bellissimo strumento ma è solo uno strumento e in quanto tale, deve poter essere deposto quando non è più necessario o comunque collocato nel suo giusto posto e armonizzato con la totalità di ciò che siamo.

Virgilio simbolo della ragione accompagna Dante fino alle soglie del Paradiso dove cederà il posto  a Beatrice simbolo della grazia divina, alcuni maestri illuminati come per esempio Krishnamurtii descrivono lo stato meditativo come un dono o stato di grazia che non può essere raggiunto mediante un atto di volontà, nel senso che si possono mettere in atto una serie di accorgimenti ma poi bisogna abbandonare tutto e affidarsi alla grazia.

 

La Divina Commedia diventa strumento di esplorazione delle rappresentazioni della mente.

E’ ipotizzabile che Dante sia entrato a contatto con la metafisica islamica, infatti la Divina Commedia risulta in modo impressionante somigliante alle opere di Ibn Arabi, un mistico persiano nato esattamente  100 anni prima di Dante, nel 1165 in Murcia in Spagna e morto a Damasco nel 1240, il suo personaggio Mohammed nel Libro del Viaggio Notturno intraprende un viaggio molto simile a quello di Dante. Ci chiediamo come abbia potuto conoscere le sue  opere (Il Libro del Viaggio Notturno e Le rivelazioni della Mecca) visto che è impossibile che Dante abbia potuto incontrare direttamente Ibn Arabi.

 E’ probabile che ciò sia avvenuto attraverso gli ordini cavallereschi di cui Dante faceva parte e all’interno dei quali ricopriva ruoli molto importanti.

Ipotizzo che Dante abbia potuto subire l’influenza indiana attraverso l’intermediazione araba, troviamo infatti una moltitudine di descrizioni simboliche dei diversi stati di coscienza e lo stesso schema dei cicli cosmici e cosmogonia che richiamano quelli del mondo indù. Ibn Arabi è stato a sua volta influenzato dal monismo assoluto dello Sivaismo del Kashmir della tradizione di Abhinavagupta  (vissuto intorno al  1.000 d.c.), secondo cui il mondo è considerato come riflesso della coscienza. E questo schema lo ritroviamo nella Divina Commedia.

Dante era un Illuminato, un Maestro, un conoscitore delle dinamiche della mente e dei diversi stati di coscienza,  in lui non è presente solo una conoscenza di tipo intellettuale delle tradizioni orientali dell’islam e dell’induismo che ha potuto acquisire attraverso gli ordini cavallereschi  ma è presente in lui una conoscenza diretta del reale, dell’Assoluto, che chiama Paradiso.

Non è solo contenuto intellettuale è descrizione di stati di coscienza in maniera così  accurata che può essere eseguita solo da chi effettivamente li ha vissuti in prima persona.

 

La Divina Commedia è piena di simbolismi e parallelismi rispetto allo Yoga. Mi soffermo sui temi della purificazione e della   verticalità.

Purificazione

La  purificazione  è uno dei temi del Purgatorio.

Il purgatorio è il luogo in cui le anime si purificano, ……“dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.”
(Purg. I, 1-6)

Dante e Virgilio risalgono dal Centro della Terra verso la superficie e si ritrovano così agli antipodi di Gerusalemme dove, su un'isola in mezzo all'Oceano Pacifico, si eleva la montagna del Purgatorio.

Dante colloca il Purgatorio nel Polo Sud e lo raffigura come una montagna da salire, il “sacro monte” (Purg. XIX 38), indicando un cammino di redenzione dal basso verso l’alto che ci allontana dalla terra per essere degni del cielo. 

Sulla cima della montagna Dante colloca il Paradiso

La montagna affonda le sue radici nella terra, dov’è l’inferno, ma le sue vette sfiorano il cielo. La montagna è troncata alla sua cima, perché lì si trova  il paradiso terrestre. Secondo il poeta, questa montagna si è originata dalla caduta di Lucifero. Mano a mano che procedeva nella caduta sulla terra, questa si spostava, ritraendosi sempre più, innalzandosi nella zona opposta in forma di montagna. 

Perché la montagna? La montagna è un simbolo ascensionale: è legata alla salita e alla fatica, al dolore e alla sopportazione e innesca il processo spirituale che innalza l’uomo al di sopra degli altri uomini.

 Le anime del Purgatorio devono salire la montagna per compiere la loro purificazione.

Abbiamo degli elementi nel Purgatorio che suggeriscono  un percorso di rarefazione. Il Purgatorio è costituito da sette cornici o balze, una per ogni vizio capitale ( nell'ordine: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, gola e lussuria)

All’ingresso del Purgatorio  l'angelo guardiano incide sette P sulla fronte di Dante con la punta della spada. Ad ogni passaggio attraverso le singole cornici un angelo,  che rappresenta la virtù opposta al peccato punito ne cancella il segno toglie una delle che erano state poste sulla fronte di Dante e annuncia una Beatitudine. Quindi è presente un processo di purificazione attraverso la scomparsa graduale delle P.

Il tema dominante del I Canto del Purgatorio è l’inizio della purificazione di Dante. Il poeta invoca le muse e in particolare Calliope, la più brava delle Muse, che simboleggia l’ispirazione divina perché accompagnino il suo canto per innalzarlo. 

Dante invocherà di nuovo le muse nel XXIX canto del Purg. in particolare Urania musa dell’astronomia e della scienza celeste che dovranno assistere Dante per mettere in versi cose difficili da pensare , simboleggia un innalzamento della materia. Altro livello di rarefazione il  PATER NOSTER DEL XI canto del Purgatorio recitato dai superbi. Ogni parola della preghiera è un invito perentorio all'umiltà, sacrificare a Dio i propri desideri come fanno gli angeli. Ritorna il tema della meditazione come dono come grazia divina.

E’ tipico dello Yoga tradizionale questo processo di rarefazione, da stati di coscienza più densi che corrispondono all’inferno si procede via via verso situazioni più sottili.

Verticalità

La verticalità nello Yoga è un dinamismo fondamentale presente in tutte le posizioni ed evoca l’unione tra terra e cielo, l’integrazione di tutti gli stadi dell’uomo, dal fisico a quello spirituale. Nella Divina Commedia, oltre alla montagna, è presente un altro elemento che evoca la verticalità ed è rappresentato dalle Stelle, le stelle sono visibili dai tre regni, le tre cantiche infatti si concludono con la medesima parola “stelle”

1-Inferno - e quindi uscimmo a riveder le stelle, Riveder le stelle caratterizza il ritorno allo stato propriamente umano dal quale è possibile percepire una sorta di riflesso degli stati superiori

 

2- Purgatorio - puro e disposto a salire a le stelle, Salire alle stelle dopo aver effettuato il processo di purificazione

 

3-Paradiso - l’amor che move il sole e le stelle designa come termine ultimo del viaggio celeste il centro divino, il motore immobile secondo l’espressione di Aristotele.

 

Dunque abbiamo le stelle come filo conduttore ed elemento unificante dei tre mondi, una visione integrata in cui anche gli elementi più oscuri sono il riflesso della coscienza , del divino.

Questo è monismo assoluto, tutto è il riflesso della coscienza ed è una visione tantrica dell’esistenza

Nella Commedia ci sono tutti i sentimenti, emozioni e pulsioni tipiche dell’umanità.

La simmetria nei tre mondi di Dante rispecchia la struttura cosmologica indù. La simmetria suggerisce un’esplorazione in entrambe le direzioni, coscienza che si espande e che si dissolve.

Richiama la manifestazione dell’asana. L’asana si crea, si espande e si dissolve nel suo ritorno. Così come la dinamica del soffio.

Ci sono due fasi, l’una discendente che va nel senso della differenziazione sempre più accentuata e l’altra ascendente di ritorno verso lo stato principale, queste due fasi possono essere paragonate a quelle della respirazione, il centro della terra rappresenta il punto estremo della manifestazione nello stato di esistenza considerato, è un vero e proprio punto di arresto, punto di massima densità che corrisponde al corpo di Lucifero, a partire dal quale si produce un cambiamento di direzione.